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Esso contiene una raccolta di notizie, analisi e riflessioni sul movimento religioso dei Testimoni di Geova.

giovedì 13 gennaio 2011

Quando la libertà di religione è inammissibile

C’è un limite a tutte le libertà. Questo limite è segnato dalla frontiera che divide la libertà degli uni dai diritti degli altri.

Alla base, la libertà di religione e dunque dei suoi credi, è stata introdotta nella Costituzione delle nazioni democratiche e civilizzate e garantita dalla Dichiarazione dei Diritti Umani Fondamentali, per proteggere il cittadino da uno stato dittatoriale.

È a questa libertà che si sono appellati i Testimoni di Geova per fare valere il loro diritto al rifiuto del saluto alla bandiera nella prima metà del secolo scorso, in quanto tale saluto avrebbe significato violare uno dei loro credi o precetti che si vuole, basato sulla Bibbia.

È a questa stessa libertà che si sono appellati i Testimoni di Geova per fare valere il loro diritto ad essere riconosciuti come Ente morale rappresentante una fede, una religione, autorizzandone la costituzione formale e giuridica nel mondo democratico.

È a questa libertà che si sono appellati i Testimoni di Geova per fare valere il loro diritto a includere tra le loro disposizioni interne, quello di espulsione dei membri che non si adeguano ai requisiti stabiliti dalla loro fede, che si vuole basata sulla Bibbia.

È a questa stessa libertà che si sono appellati i Testimoni di Geova per far valere il loro diritto alla scelta medica che privilegia trattamenti sanitari alternativi all’uso delle emotrasfusioni, non solo per se, ma anche per i loro figli minorenni e perfino neonati.

Ma fino a dove va tale libertà?
Il caso recente di un neonato, figlio di Testimoni di Geova in Irlanda, mostra dove la libertà alla quale fanno appello i Testimoni ha un limite.

Il bambino è nato nell’autunno del 2010, mentre la sua sorellina gemella morì. Il bimbo è stato gravemente ammalato il giorno di Natale al punto che ha cessato di respirare e ha dovuto essere rianimato. Il giorno dopo il suo caso si è ancora aggravato con un ulteriore calo del livello già basso di emoglobina a causa della sua malattia che ostacolava le normali funzioni neurologiche. I medici decretarono che una trasfusione era assolutamente necessaria per mantenerlo in vita.

Purtroppo, i genitori si sono opposti, per rispettare il loro diritto alla libertà di religione che richiede il rifiuto assoluto delle emotrasfusioni, benché avessero acconsentito l’uso di prodotti sanguigni determinati.

A questo punto i medici hanno dovuto rivolgersi di urgenza alla magistratura per salvaguardare il diritto del neonato a ricevere il trattamento medico giudicato indispensabile dal corpo ospedaliero per mantenerlo in vita, ovvero l’emotrasfusione.

L’udienza straordinaria si è tenuta a casa del giudice il 27 dicembre, concludendosi alle 2.30 di mattino con la sentenza che autorizzava l’ospedale a procedere con l’emotrasfusione.

Quello che è significativo, in questo caso, è quanto ha affermato il giudice nel rendere il suo giudizio, con il quale ha riconosciuto il diritto del neonato a ricevere l’emotrasfusione, a discapito della libertà di religione invocata dai genitori per impedire al loro figlio l’uso del trattamento ritenuto indispensabile dal corpo medico.

Egli riconosce che i genitori erano chiaramente molto ansiosi di concedere al corpo medico di procedere nei migliori interessi del neonato, ma che, come Testimoni di Geova, benché disposti ad accettare certe frazioni di sangue, erano completamente opposti ad una trasfusione.

Il giudice ha aggiunto che “la Costituzione garantisce la libertà di coscienza e la libera pratica della religione. Da il diritto ai genitori di crescerei loro figli secondo i precetti della propria religione e delle proprie filosofie, ma che questo diritto non è assoluto”.

“Lo Stato ha il dovere di assicurarsi della protezione dei bambini e tale dovere va oltre i diritti costituzionali fondamentali dell’individuo”.

Il diritto dello Stato di intervenire e di ribaltare il diritto costituzionale dei genitori è espressamente circoscritto dall’articolo 42.5 che prevede i casi eccezionali di tale intervento che deve essere proporzionale alle circostanze e deve essere preceduto dall’inadempienza ai loro doveri da parte dei genitori.

Non esiste assolutamente nessun dubbio che la Corte ha il diritto di intervenire in casi come questo, quando la vita e il benessere del bambino è in gioco.

Il giudice ha aggiunto che “Visto il dovere dello Stato di proteggere con le sue leggi la vita e la persona di ciascun cittadino, è incontestabile che la Corte abbia giurisdizione, in verità il dovere di rifiutare le obiezioni religiose dei genitori quando l’adesione a tali obiezioni risultano nella messa in pericolo della vita e il benessere generale del bambino. In base a questo argomento, l’ospedale è nel pieno rispetto della legge quando amministra una trasfusione di sangue o altri preparati al bambino.

Vedere l’articolo integrale in inglese sul Irishtimes.com del 12 gennaio 2011.
Questo episodio e il suo esordio riporta alla ribalta il conflitto sui limiti della libertà.

Mentre per la fede, “ubbidire a Dio anziché agli uomini” sia un dovere, per uno Stato di Diritto, è indubbio che il dovere di ogni cittadino e di ogni istituzione religiosa o di qualsiasi altra natura, è quello di “ubbidire allo Stato” quando i Diritti Fondamentali dell’individuo sono in gioco.

Non si può, a nome di una fede, sacrificare la vita di un neonato, come facevano gli adoratori di Baal nei tempi biblici a nome della loro religione.

La bibbia stesa ricorda la posizione di Dio in circostanze analoghe, ossia quando una religione chiede il sacrificio di bambini innocenti a nome di una deità qualsiasi.

Leggiamo in Geremia 9:5

“E hanno edificato gli alti luoghi del Baal per bruciare nel fuoco i loro figli come olocausti al Baal, cosa che io non avevo comandato e di cui non avevo parlato, e che non mi era salita in cuore”’.

La dirigenza dei Testimoni di Geova, in netta violazione della Parola di Dio, interpreta la volontà del loro Dio simile a “Baal”, che per essere propiziato richiede il sacrificio dei loro figli quando questi hanno la disgrazia di trovarsi in una situazione che richiede l’assoluto uso di emotrasfusioni.

Per tale motivo, i padri della Dichiarazione dei Diritti Umani Fondamentali e delle Costituzioni delle nazioni libere democratiche, basandosi sul vero significato dell’amore cristiano, hanno definito e promulgato i principi delle libertà fondamentali che devono essere custodite ad ogni costo e garantite a ogni cittadino, principi consoni con il vero Dio della Bibbia, non il “Baal”” che richiede il sacrificio di bambini per un concetto selvaggio e barbaro che mette il simbolo della vita, il sangue, al di sopra della vita stessa.

Lo stesso dicasi della discriminazione imposta dalla dirigenza dei Testimoni di Geova nei confronti dei fuoriusciti o espulsi.

Mentre non c’è nulla da eccepire sul diritto di ciascun ente morale, dunque anche religioso, di stabilire le proprie regole in materia di ammissione ed espulsione dall’ente stesso, per qualsivoglia motivo, nessun Ente, religioso o no, ha il diritto di stabilire discriminazioni che violano i Diritti Umani Fondamentali, come lo fanno i Testimoni di Geova, come Ente.

Purtroppo, alla base delle regole inumane e barbare stabilite dalla dirigenza dei Testimoni di Geova, ritroviamo sempre un dio più simile al “Baal”, che al Dio di Amore insegnato dalle Sacre Scritture.

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