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martedì 2 febbraio 2010

Perdita e Liberazione - 2

Gestione delle transizioni:

Visto che i campi della vita sono molteplici, personali, professionali, sociali e simili, non tutte le transizioni avvengono nello stesso tempo in tutti i campi.

Già il gestire una transizione in un sol campo, per esempio personale quando si affronta un divorzio, è motivo di insostenibile stress, gestirne più di una alla volta può condurre alla disperazione.

Quello che c’è di buono, nelle transizioni, è che hanno molto in comune. Se prendiamo il tempo di analizzarne dovutamente il fenomeno, potremo scorgere il modello e usarlo come lezione da seguire per qualsiasi specie di transizione o cambiamento.       .../...


La transizione di cui parliamo è il passaggio da un ciclo della nostra vita ad un altro.

In genere i pensieri, sentimenti ed emozioni che proviamo durante la transizione sono simili:

Pochi cambiamenti vengono fatti senza che si provi la doppia sensazione di “perdita e liberazione”, disperazione e speranza, pessimismo e ottimismo, timore e entusiasmo.

Lasciamo l’assodato per l’ignoto, il familiare per il nuovo, il quotidiano per l’imprevisto, il certo per l’incerto.

Siamo presi, da una parte, da sensi di ansia e di panico e, dall’altra, di entusiasmo e allegria.

Viviamo un periodo di completo squilibrio

In realtà, non si passa da uno stadio della nostra vita al seguente o da un ciclo al successivo, ma dobbiamo realizzare che la maggior parte d’essi si sovrappongono e si intrecciano. Il periodo di transizione e cambiamento non è, dunque, un epoca a sé, un periodo distinto ma che si trova su entrambi le sponde, quella della morte e quella della rinascita. Da qui, dunque, la sensazione di confusione, incertezza, di smarrimento.

Invece di vivere quel periodo in balìa ai sentimenti, consideriamolo come un’opportunità per riflettere al nostro passato per costruire il nostro futuro. Non tutto ciò che abbandoniamo nella vita precedente è da dimenticare e gettare via. Ciò che ci ha fatto essere quanto eravamo, nello stadio precedente, sono le nostre attitudini, capacità, conoscenza, tutte quelle qualità di cui avremo bisogno per costruire la nostra nuova vita.

Sono dei valori inestimabili, un patrimonio nostro permanente, una risorsa a cui potremo attingere per affrontare tutte le sfide della nuova vita.

È ovvio che, se il cambiamento è prevedibile o desiderato, sarà più facile ottimizzare il periodo di transizione nella ricerca del futuro, riflettendo su quelle risorse che ci hanno permesso di avere successo nella fase precedente della vita e che ci saranno utili nella prossima e sul come impiegarle.

Quello che a volte sconvolge e che ci impedisce di reagire dovutamente è la subitaneità dell’evento, come quando si è confrontati con il decesso di una persona cara in un momento inaspettato. Si subisce contemporaneamente il trauma della perdita con quello dell’ansia per il nostro futuro e tutto ciò ci paralizza e ci impedisce di usare questi momenti preziosi per fare una sana valutazione di noi stessi, per reinventarci, per ricostruirci.

La transizione, in genere, non è un evento unico nel tempo e nello spazio.

La transizione inizia quando ci rendiamo conto della sua inevitabilità, della sua necessità o del nostro desiderio di cambiamento.

In genere, inizia mentre siamo ancora nella nostra esperienza di vita precedente e termina una volta portata a termine la trasformazione in una nuova vita.

Riconoscere il periodo di transizione, comprenderne i meccanismi e le difficoltà, ci aiuterà a non protrarlo indefinitamente nel tempo a rischio di non fare mai il lutto della nostra precedente vita e non festeggiare mai l'inno all'inizio di una nuova.

Altri pensieri nel prossimo post.                  .../...

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